LA FIGLIA UNICA DI GUADALUPE NETTEL

Sono mesi che non scrivo di libri. Questo non significa che le mie letture si siano interrotte, anzi!

L’ultimo libro di cui ho scritto è Sostiene Pereira e devo dire che non è stato facile trovarne uno, successivamente, su cui valesse la pena riflettere. Ma questo non è l’unico motivo. Sono stati mesi pieni di novità: un figlio nato lo stesso giorno in cui è uscito il mio primo romanzo. Tutte le mie energie sono finite nella cura del primo e nella promozione del secondo, che continua. Entrambi naturalmente!

Sono comunque riuscita a leggere molto e oggi finalmente torno a condividere con voi le mie letture. Saranno considerazioni forse meno dettagliate e non sempre saranno accompagnate dalla creazione dei segnalibri perchè se io scrivo qualcuno deve badare al piccolo! Ma prima o poi torneremo a regime!

LA FIGLIA UNICA di Guadalupe Nettel – Ne ho sentito parlare la prima volta durante un bookclub femminista e poi, per caso, me lo sono ritrovata cercando notizie sull’ultimo libro di Yehoshoua che ha lo stesso titolo.

Il tema è piuttosto delicato, soprattutto per chi, come me, ha appena avuto un figlio. L’ho scoperto dopo, a lettura iniziata, che il tema era la maternità. O meglio, come l’amore per un altro individuo,  può assumere ed esprimersi in diverse forme. Dove la maternità è più uno stato mentale, l’essere madri nei termini di occuparsi di.

Protagoniste sono due donne: Laura e Alina. La prima convinta di non volere un figlio, sola, in difficoltà nello stabilire rapporti sentimentali. Con un rapporto conflittuale con la propria madre. Ma capace di essere amica. E Alina, che rompe il patto di fedeltà al “mai madre” e rimane incinta di una bimba che ancor prima di nascere mostrerà le proprie fragilità.

Il libro è la storia di come i legami di amore e di amicizia di queste due donne si articolano e si sviluppano nella loro vita, portandole laddove non avrebbero mai creduto di poter arrivare, in termini di sentimenti e emozioni provate. E non sempre del tutto positive.

La scrittura è chiara, semplice, scorrevole. Facilita il confronto con la drammaticità di alcuni passaggi che riguardano la vita della piccola Ines, figlia di Alina, nata con gravi malformazioni.

Un libro che consiglio, perchè attraverso la lettura si può fare l’esperienza che per poter stare nelle cose bisogna viverle, e insieme crescere, provare emozioni, creare legami, farsi toccare da essi. Non rimanere indifferenti. Averne paura, viverne l’ambivalenza senza però rinunciare. Alla vita.

Affascinante il concetto di parassitismo di cova che l’autrice utilizza: ci sono uccelli che sentono l’impulso biologico di riprodursi per poi sottrarsi alle fatiche dell’allevamento, e quelli che pur accorgendosi (forse) che non sono i loro piccoli, li curano e gli assistono lo stesso. Un concetto che fa riflettere sul fare i conti con quello che si ha, non con quello che avremmo voluto, o piaciuto avere.

Soltanto ora mi trovo a riflettere sul titolo, la figlia unica. All’inizio, ho subito pensato alla questione unica, come sola figlia di una coppia. La lettura ti porta a comprendere che in realtà si tratta di un’unica, come unicità, diversa da tutti.

Voto 4/5

Buona lettura a tutti e aspetto vostri commenti!

 

5 pensieri riguardo “LA FIGLIA UNICA DI GUADALUPE NETTEL

  1. La tua recensione mi ha molto incuriosita e così ho acquistato il libro. Ho invece letto La figlia unica di Yehoshua che, come mi aveva fatto notare qualcuno, a 85 anni è riuscito a scrivere un libro nel quale la protagonista è una ragazzina di 12 anni. In quel caso l’aggettico “unica” si riferiva sia all’essere unica figlia e nipote, sia al suo essere unica nella ricerca della propria identità, districandosi tra tradizioni religiose e di pensiero alle quali sono legati nonni, genitori, insegnanti.

     
    1. Grazie Elisabetta per il tuo contributo. Ho sentito parlare bene del libro di Yehoshua, avevo già intenzione di leggerlo e dopo il tuo commento ho già provveduto ad ordinarlo. Mi piace molto questa reciprocità di scambi. Mi colpisce come due libri più o meno contemporanei abbiano lo stesso titolo e da quello che scrivi forse “unica” ha un po’ lo stesso significato in entrambi, come ricerca o riconoscimento di una certa unicità. Ti saprò dire non appena mi arriverà il libro. Grazie mille ancora.

       
  2. Dopo la tua recensione, ho subito cercato il libro, incuriosita anche dal titolo che risuonava con il romanzo di Yehoshua. In entrambi si richiama questo concetto di unicità, unica figlia, ma anche figlia “speciale”. Ho letto i primi capitoli e ne sono rimasta conquistata per come viene trattato il tema della maternità, colta nelle sue sfaccettature. Mi ha colpito anche l’accenno al nome come definizione prima del genere: chiamare il proprio figli “Nuvola sul lago” o “Brace di fumo” affinché poi siano gli individui e scegliersi…

     
    1. Sono contenta che ti stia piacendo, poi mi dirai alla fine. Buona lettura. Io sto per iniziare Una vita come tante di Yansgihara. Ho letto molti commenti, forse anche troppi ma come in passato non voglio fare l’errore di non leggerlo perchè sovraesposto. Rischierei di perdermi una buona lettura. Con “L’eleganza del riccio” è andata così: mi sembrava che se ne parlasse troppo e per anni mi sono rifiutata di leggerlo, superato il pregiudizio, mi è rimasto nel cuore.

       
  3. Sono curiosa di sapere cosa racconterà a te questo libro. Intanto sto per finire La figlia unica di Nettel: lo trovo veramente ben intrecciato nelle storie di maternità.

     

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